Necrologio: Hans Bernbach

Il 14 febbraio ’22 stroncato da un infarto è venuto a mancare a 78 anni un Grande Flebologo Hans Bernbach

Non sarà lo smarrimento o il dolore che ha colpito me, Suo inseparabile e fraterno amico, a consegnare la mia penna ad una, pur comprensibile, retorica della glorificazione. Pertanto lo ripeto: è stato grande! Perché, in quell’epoca in cui senza ecodoppler e senza schiuma lo Scleroterapeuta consegnava impotente le safene al Chirurgo, Lui ci ha detto “si può fare”. Hans liberò la Scleroterapia dai limiti del reflusso di crosse, che imperava quale indiscussa non-indicazione, proprio i quegli anni ottanta e novanta quando il Suo studio di Lugano era la Mecca di tanti giovani Flebologi, che o per imparare o per curiosare scoprivano l’efficacia di una Scleroterapia, condotta con la pianificazione e la cura del metodo. Quel Metodo che Lui aveva ereditato come testimone dalle mani di K. Sigg di Basilea, la città dove si era laureato nel 1971. Se oggi si pratica l’ablazione chimica della safena per puntura ecoguidata, lo si deve, ebbene si all’introduzione della mousse e dell’eco, anche ad Hans che contribuì al superamento di quel limite; e che tuttavia non tardò a ripresentarsi sotto altra forma. Siamo già ormai tra la metà degli anni 90 e il 2012, anno in cui Hans chiuse lo storico Studio di Lugano, ed ancora una volta Lui fu chiamato a liberare la Scleroterapia da un altro cappio quello del calibro della vena. Con quel Suo rassicurante sorriso ancora una volta pronunciò il Suo “si può fare”; dimostrando con una intensa produzione scientifica, di cui io stesso ebbi l’onore di esserne diretto testimone, che si poteva sclerosare con sicura efficacia qualsiasi vena purché riducibile con l’elastocompressione. Anche la Sua vita privata, che riservatamente conduceva, era informata da questo spirito di libertà, che Lo faceva volare alto nei cieli agile e fiero come un airone. Così noi Lo ricordiamo in giro per il Mondo in cerca di esperienze umane, sovente in Italia, alla guida delle Sue Ferrari, quando veniva da me a Napoli, o a Gorizia da Albino Visentin o a Genova da Luciana Mantilero, o dai pochi intimi amici con cui condivideva la buona compagnia e la buona tavola. Ed ora che il grande Airone ha chiuso per sempre le ali, resta a noi che Lo amammo questa eredità morale, che nel Suo ricordo per sempre coltiveremo.

Francesco Ferrara